venerdì 9 aprile 2010

Disarmo disarmante


Esultiamo! Accordo storico Usa-Russia sul disarmo! Dal tono entusiastico con cui ho sentito annunciare questa notizia mi sarei aspettato di leggere che le due potenze avevano deciso di distruggere i rispettivi arsenali. Mi rendo conto che sarebbe stata ed è utopia, ma allora non vedo cosa ci sia di così tanto "storico" o epocale.

L'accordo prevede che nei prossimi sette anni i due Paesi ridurranno le testate nucleari operative a meno di 1550 unità ciascuna e non più di 800 missili intercontinentali. Il presidente Obama ha parlato dell'accordo come di una "pietra miliare per le relazioni bilaterali e la sicurezza nucleare". Ma quale missile nucleare è più sicuro di un missile che non c'è? E poi, forse che 1550 testate nucleari non sarebbero sufficienti a distruggere tutto e tutti? Io non mi sento più sicuro di ieri.

A che servono tutti quei missili? A fare la guerra? Mi pare che finora lo scoppio di nuove guerre sia più regolare delle Olimpiadi, eppure - per fortuna direi - bombe atomiche e missili nucleari non sono mai stati impiegati. Servono allora solo come spauracchio, come a dire "io le ho e se voglio posso usarle". E la chiamano pace?

Poi è vero, ci sono Paesi che non solo non sembrano intenzionati a bandire le testate nucleari, al contrario si dichiarano quanto mai pronti e disposti a distruggere questo o quell'altro Paese (e nel 90% dei casi il Paese è sempre lo stesso, Israele). Ma davvero dobbiamo credere che Usa e Russia detengano arsenali atomici per difendersi da Iran, Corea...?

La verità è che la guerra è un'industria su scala mondiale che sempre meno ha a che vedere con le ideologie, le bandiere o le religioni (non che queste fossero cause giuste, ma a mio avviso sicuramente più nobili): oggi si combatte per il petrolio, per i diamanti, per far quadrare i bilanci statali di un certo Occidente e far ripartire economie strangolate da speculazioni ormai incancrenite.

Chiudo con una frase tratta dal film 1984, dal romanzo di George Orwell: Lo scopo della guerra non è la vittoria, ma la continuità.

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