martedì 6 aprile 2010
Italiano, lingua morta nell'Europa che avanza
L'Unione Europea ha stabilito che i concorsi per il personale interno saranno in linua inglese, francese e tedesca. Niente italiano, dunque. Indovinate come è stata presa questa decisione dalle nostre istituzioni? Uno scandalo! Il ministro per le Politiche europee Andrea Ronchi ha definito "inaccettabile" questa presa di posizione, annunciando un imminente e sdegnato ricorso.
Se la scelta della lingua inglese è più che giustificata, più curiosa appare l'estensione di autorevolezza e ufficialità a lingue quali francese e tedesco, quest'ultimo diffuso nel mondo tanto quanto l'italiano. Si è voluta l'Europa unita? Si è voluti essere tutti una stessa grande eterogenea famiglia? Si è voluta sacrificare la specificità locale in favore di un libero scambio di uomini e risorse? Si è voluta una normativa condivisa e generalizzata? E allora si faccia quel che l'Ue comanda, senza troppi piagnistei.
Piuttosto ci si dovrebbe rammaricare di laureare ancora oggi migliaia di dottori che non conoscono la lingua inglese; si dovrebbe fare mea culpa se nelle scuole italiane, a tutti i livelli, lo studio della lingua inglese è ancora altamente insufficiente. E la responsabilità non può certo cadere sugli insegnanti, quanto piuttosto su una gestione delle risorse che per anni è stata deficitaria, che ha privilegiato lo spreco di soldi pubblici alla informatizzazione delle aule, allo svecchiamento dei programmi e all'apprendimento delle lingue straniere.
Come spesso accade in Italia, i cittadini che vogliono crescere devono arrangiarsi per conto proprio: frequentare privatamente corsi di lingua, viaggiare, organizzarsi viaggi-studio all'estero e pagarsi comunque di tasca propria ciò che dovrebbe essere garantito per legge. Inizia così la fuga dei cervelli.
Invece di protestare perchè la lingua italiana non è considerata al pari delle altre, pensiamo ad essere noi per primi gli ambasciatori dell'italianità, dando al nostro Paese prima e all'Europa poi, persone culturalmente preparate e formate. Altrimenti resteremo sempre e solo una stella sbiadita su una bandiera straniera.
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