mercoledì 11 maggio 2011
Vogliamo il mondo e lo vogliamo adesso!
We want the world and we want it... now! Così cantava Jim Morrison, forse ubriaco, forse no, certamente consapevole del momento che stava vivendo e di quel che gli succedeva intorno. Erano i tempi di Power to the people di John Lennon, erano i tempi in cui le cose stavano cambiando. The times they are a-changing, aveva gracchiato Bob Dylan solo pochi anni prima. Il love power, gli hippie, i figli dei fiori, il pacifismo, i diritti civili, la lotta al razzismo... Erano, inutile negarlo, anche i tempi delle droghe di massa, degli acidi e dei grandi concerti a base di erba e rock 'n' roll: in un certo senso i primi rave party, ma con meno sballo e più ballo.
Tutto questo accadeva negli Stati Uniti d'America, orfani di un presidente ammazzato in una giornata novembrina del 1963, nel mezzo del cammin della sua vita. E dagli Usa il vento del cambiamento passò l'oceano e arrivò in Europa, e in Italia. Qui ebbe toni più sfumati per certi versi, perse parte della sua carica intellettuale ed emotiva e, come spesso sarebbe accaduto in seguito, fu inquinato non dalle polveri sottili, ma dalle ideologie politiche. Le idee lasciarono il posto alle ideologie. Ciò che era, in origine, voglia di libertà, divenne lotta di classe. E se da una parte del mondo si uralva mettete fiori nei vostri cannoni, da questa parte si fronteggiavano giovani con bastoni e sassi, bandiere rosse e nere. E presto i bastoni furono sostituiti dalle pistole e dalle bombe.
Qualcosa doveva essere successo durante la trasvolata oceanica, qualche microbo, qualche virus doveva essersi confuso con quell'aria pulita e benefica. L'Italia conobbe così una seconda guerra civile, forse semplicemente la continuazione di quella prima mattanza che seguì la fine della seconda guerra mondiale in tutto il settentrione e che rimase latente nelle paludi malsane delle coscienze popolari e collettive.
I fiori eranno appassiti in fretta e per le strade si raccoglieva solo piombo. E si puliva il sangue, a volte rosso, a volte nero. Studenti, professori, politici, imprenditori, sindacalisti, poliziotti, padri, figli, fratelli.
Ogni rivoluzione popolare ha in sè il seme del fallimento perchè ogni tirannicida è destinato a diventare il nuovo tiranno. E il popolo sconfitto ritorna sempre nei vicoli delle città a fecondare i ribelli di domani.
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