martedì 2 marzo 2010
Par condicio, ergo deficio
Quale miglior celebrazione dell'uguaglianza che la legge della cosiddetta par condicio? Il principio è che bisogna essere tutti uguali, perchè la disuguaglianza è male, è fonte di scontri e disparità civile. Che poi i disuguali siano proprio quelli che l'hanno pensata e proclamata, è un discorso che ci porterebbe lontano. Volenti o nolenti, se la legge c'è va applicata e rispettata. Però mi pare che si sia persa l'ennesima occasione per crescere.
Mi spiego meglio. E' di pochi giorni fa la decisione del CdA della RAI di sospendere, durante il periodo precedente le prossime elezioni regionali, tutte le trasmissioni di approfondimento, vale a dire Annozero, Ballarò, Porta a Porta etc... Personalmente sono contrario al "bavaglio", così come è stato definito, se non altro perchè ho sempre pensato che non saranno certo Santoro o Travaglio a far cambiare idea agli elettori del PDL, così come non sarà Vespa a convincere quelli del PD. Gli indecisi, guardando queste trasmissioni, sarebbero sempre più indecisi.
Detto questo, perchè non approfittare dell'occasione per mettere da parte la politica e i politici e parlare di argomenti che riguardano la nostra vita? Si può ancora parlare, ad esempio, della morte assistita senza buttarla in politica? Si può ancora parlare del fenomeno dei suicidi in età adolescenziale, senza essere necessariamente di destra o di sinistra? E si può spiegare agli italiani cosa sono le cellule staminali e quale uso se ne può fare, senza tirare in ballo Berlusconi, Bersani e i giudici? Si può, in altre parole, fare un discorso serio senza la faziosità politica che ammanta ogni cosa?
A quanto pare non si può. Sospendere queste trasmissioni è un atto di assoluta e palese incapacità. Santoro saprebbe condurre una puntata sul clima, senza polemica politica? Vespa riuscirebbe a spiegare come si può negare a un malato terminale il diritto di non soffrire, senza farne un caso politico?
Se, come credo, le risposte sono negative, allora ben venga la sospensione, ma non come garanzia di uguaglianza dei diritti, bensì per sancire l'uguaglianza della deficienza, intesa come mancanza di spirito critico e onestà intellettuale.
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