sabato 9 gennaio 2010
Il passato è una terra straniera
Prendo spunto dal titolo di un film di Daniele Vicari per parlare brevemente di ciò che sta accadendo in questi giorni a Rosarno, in Calabria: scontri tra immigrati, popolazione locale e forze di polizia. Diversi feriti, soprattutto tra i primi. L'Italia moralista e bigotta apre gli occhi e accusa di razzismo chi non prende le difese degli immigrati. Sia chiaro, chiunque viva in Italia, abbia un regolare permesso di soggiorno e sia rispettoso delle regole civili e sociali che vigono nel nostro Paese è ben accetto e deve godere di tutti i diritti di chi in Italia è nato e vissuto.
Mi è tornato alla mente il titolo Il passato è una terra straniera perchè per semplice associazione di idee ho pensato a quando, in un passato non poi così remoto, gli italiani riempivano valigie di cartone con poche povere cose e varcavano le frontiere per cercare fortuna in Francia, in Germania, in Austria, in Belgio e più in là fino negli Stati Uniti d'America. E anche allora ci furono episodi di intolleranza da parte delle popolazioni locali, perchè si sa, chi vien da fuori è sempre visto come un pericolo, un indesiderato. Però con il tempo gli italiani hanno saputo creare legami forti con i territori in cui sono andati da mendicanti di lavoro; si sono formate piccole o grandi comunità prima tollerate, poi accettate, infine apprezzate in tutti i Paesi. Perchè? Perchè gli italiani che andavano all'estero lo facevano per fame, per cercare un lavoro, per trovare altrove ciò che in Italia non potevano trovare: quella dignità non hanno mai perso, pur nell'umiliazione dei lavori di più infimo rango.
Si dirà che a Rosarno gli immigrati colpiti lavoravano regolarmente. Vero, ma solo in parte. Rosarno infatti non è un caso isolato di conflitti tra immigrati e popolazione locale. Ormai in tutte le città, grandi ma anche piccole, è crescente l'insofferenza per situazioni di degrado in cui versano interi quartieri. Negozianti spinti a chiudere l'attività, inquilini esasperati costretti a cambiare appartamento, strade trasformate in dispacci di droga a cielo aperto, viali e vie dedite a prostituzione a tutte le ore del giorno e della notte. Negare che tutto questo abbia qualcosa a che fare con un'immigrazione clandestina, indiscriminata e ormai fuori controllo sarebbe più che miope.
Ma i tempi sono cambiati. In Italia da qualche tempo si è deciso che non importa il motivo per cui una persona viene in Italia, non importa conoscere la sua identità, non importa sapere come vive, se ha un lavoro che lo aspetta, se è in grado di sostenere economicamente eventuali familiari al seguito. Non importa nemmeno se nel paese di origine si era delinquenti, assassini e stupratori. Paese nuovo, vita nuova. E siccome in Italia di problemi non ce ne sono abbastanza, mi pare giusto chiudere tutti e due gli occhi e fare entrare tutti indiscriminatamente. Controlli alle frontiere? Monitoraggio delle coste? Identificazione prima che si tocchi il suolo italiano? Espulsione immediata in caso di condanna per reati commessi nel nostro Paese? Tutti provvedimenti razzisti. Anche la Chiesa predica l'accoglienza, in casa degli altri s'intende.
E' curioso come Chiesa e popolo della sinistra vadano d'amore e d'accordo. Quale encomiabile esempio di reciproca tolleranza!
E intanto succede quello che sta accadendo a Rosarno. Ovvero che la situazione ha superato i limiti. Certo, probabilmente a far traboccare il proverbiale vaso non è tanto il fatto che una quantità indefinibile di immigrati viva incurante delle regole e delle leggi italiane, quanto piuttosto che queste loro condotte entrino in conflitto con gli interessi della criminalità organizzata. Ed ecco che una situazione limite deborda. E con chi se la prendono certi politici e parte della cittadinanza? Con la polizia, con il governo e con tutti quei razzisti che credono sia opportuno porre un limite all'immigrazione.
I buoni, invece, quelli che hanno il cuore pieno di amore e che fanno dell'accoglienza il primo comandamento della loro vita, quelli che non sono razzisti, accoglierebbero in casa propria queste pecorelle smarrite? Aprirebbero loro le porte di casa, darebbero loro un pasto caldo e un letto dove riposare? No, certo che no, perchè "non è compito loro", è qualcun altro che deve pensarci... Loro no, loro restano in casa a fare pranzo e cena, a guardare la TV, telefonando col cellulare e dormendo sotto un bel piumino caldo caldo. Biasimando gli altri...
Forse, e dico forse, non siete razzisti, ma di certo siete dei grandissimi ipocriti.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento