martedì 18 gennaio 2011
Il fascino del male
Qualcuno lo chiama “lato oscuro”, ma non so se sia la definizione corretta. Pare che il male sia in grado di suscitare una sorta di fascinazione nelle persone, una specie di attrazione, come se nel male si riconoscesse una parte di sé che non si vuole e non si può ammettere.
Così spiegato il successo di serie televisive e film che hanno per protagonisti criminali, assassini e personaggi che hanno condotto la propria vita all’insegna della violenza: io stesso sono caduto vittima di questa fascinazione per il film, prima, e per la serie tv poi di Romanzo criminale. Questi eroi negativi sono pur sempre eroi. Hanno ucciso, rubato, spacciato droga, truffato e distrutto vite di decine se non centinaia di persone. Eppure mi rendo conto di restarne affascinato. Non tanto dai fatti nudi e crudi, quanto dalla considerazione che queste persone – e penso a Franco Giuseppucci, Maurizio Abbatino e agli altri della Magliana, ma anche a Renato Vallanzasca e altri come loro – hanno scelto di stare dalla parte del male, ma nel male sono stati eccellenti. Almeno fino a quando il male stesso non gli si è rivoltato contro portando a chi la morte, a chi il carcere. Si può essere eroi ovviamente anche nel bene e ci sono tantissimi esempi, ma il bene non ha lo stesso fascino del male.
So bene che una vita onesta, fatta di lavoro duro e spesso poco gratificante, ha sicuramente più valore di pochi anni in Ferrari e ville di lusso, vissuti sempre con il rischio di essere uccisi o arrestati. So altrettanto bene che bisogna sempre aspirare al bene, perché il crimine porta solo disperazione e dolore e nessuno mai dovrebbe arrogarsi il diritto di togliere la vita ad altri e chi lo fa deve pagare con il carcere a vita. Ma non posso non pensare che una vita onesta non mi permetterà mai di avere una villa o una Ferrari o di vivere senza preoccupazioni economiche. E allora? Cos’è questa fascinazione per questi eroi negativi? Solo invidia? Certo che no. Forse anche dentro di me c’è una parte che vorrebbe ma non può essere diversa da come deve essere; c’è una parte che è stanca di essere onesta, è stanca di starsene zitta, è stanca di essere vittima di soprusi e vorrebbe reagire come avrebbe reagito Abbatino. Un colpo e via.
Ma poi c’è anche l’altra parte, quella ancora più forte, che è la parte “buona”, quella che sa cosa è meglio per me e per chi mi sta vicino: questa parte vigila, lascia che l’altra resti affascinata, ma non le permette di andare oltre.
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1 commento:
"....che io sono un Eroe
perchè lotto tutte le ore
sono un Eroe
perchè combatto per la pensione
sono un Eroe
perchè proteggo i miei cari / dalle mani dei Sicari / dei cravattari
sono un Eroe
perchè sopravvivo al mestiere
sono un Eroe
straordinario tutte le sere
sono un Eroe
E te lo faccio vedere
ti mostrerò cosa so fare col mio superpotere...."
-Caparezza-
Secondo me la figura dell'eroe classico ormai non esiste più. Siamo "dirottati" su quelli negativi, che a parte i supereroi dei fumetti sono ormai gli unici che rompono, a modo loro, gli schemi.... Ma mi sorge una domanda, visto che oggi sembra cosi facile e scontato uscire dagli schemi imposti, non sarà che i veri eroi sono quelli che cercano di restare in questi schemi?? Quelli che (soprav)vivono ai margini, sempre aggrappati per un filo, sapendo già che non gli sarà permesso mai di tirarsi su?? Un filo che potrebbe rompersi in qualsiasi momento.... bisogna sempre muoversi piano... o meglio, stare fermi...
Miei cari... questo attendere nulla, sapendolo, di grazia.... se me lo permettete lo vorrei proprio chiamare in un modo nuovo ...."EROITUDINE".....
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