lunedì 19 luglio 2010

L'Italia ha bisogno di eroi


Ci sono date che restano scolpite nella storia di un paese perchè il segno che hanno lasciato non si cancellerà mai. Ogni paese ha le proprie, l'Italia forse ne ha più d'una. Negli Stati Uniti il 22 novembre del 1963, con l'assassinio di John Kennedy, ha segnato il momento più buio del dopoguerra, perchè si capì che il cambiamento non era possibile se non a costo della vita. Così l'11 settembre 2001 ha aperto gli occhi agli americani sulla loro fragilità e impotenza di fronte al terrorismo. In Italia ci sono tante date che difficilmente si potranno dimenticare: 27 giugno 1980, strage di Ustica; 2 agosto 1980, stazione di Bologna; 23 maggio 1992, strage di Capaci; 19 luglio 1992, strage di via d'Amelio.

Nel giorno del diciottesimo anniversario della morte del giudice Paolo Borsellino per mano della mafia, ancora riecheggia l'eco di quell'autobomba. E' come se quel boato si fosse insinuato nella testa e non riuscisse più ad uscirne, rimbalzando tra le pareti del cranio, scendendo giù per le vene fino al cuore, sciogliendosi in piccole scosse che fan tremare le gambe e le mani, per poi ritornare su per la gola e cercare di uscire in un grido disperato, ma non ce la fa. E il groppo torna indietro, come un boccone amaro da ingoiare. Sì perchè la morte del giudice Borsellino e, pochi mesi prima del suo amico Giovanni Falcone, è un boccone indigesto che gli italiani hanno dovuto mandare giù, in attesa che qualcuno dicesse loro i nomi e i cognomi di chi ha armato quella mano, perchè e soprattutto cosa si è fatto perchè tutto ciò non accadesse più. E le risposte sono arrivate in modo frammentato, diluite nel tempo, come se il tempo potesse far dimenticare, forse sperando che ci si dimenticasse. Oggi ci dicono che lo Stato ha trattato con la mafia, poi dicono che lo Stato è la mafia e poi che la mafia è alleata dello Stato, o uno Stato nello Stato. Verità, dove sei? Non la sapremo mai.

Quella data segna la fine della strategia delle bombe di quell'estate del 1992, alla vigilia della fine della Prima Repubblica, tempo di cambiamenti, di rivoluzioni: qualcuno decise che la politica andava ribaltata, rivoltata e rinnovata, ma con facce vecchie. Forse con nuovi obiettivi.

Quella data ha segnato il momento in cui gli italiani hanno capito che ci sono cose che non si possono sopportare e per le quali vale la pena combattere, anche a costo della propria vita.Giovanni Falcone una volta disse "la mafia è un fenomeno umano e come tutte le cose umane ha avuto un inizio e avrà certamente una fine".

L'Italia ha bisogno di eroi, non di martiri.

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