mercoledì 19 maggio 2010

Guerra e pace

C'è chi le chiama missioni di pace, chi missioni di guerra. Sono missioni militari, punto. Basta retorica, basta buttarla in politica, basta pontificare dai salotti televisivi. I soldati che sono in Iraq, in Afghanistan, in Libano e ovunque ne sia stato richiesto l'intervento, sono consapevoli di quel che trovano. Conoscono i rischi e i pericoli. Vengono addestrati per questo. Sono uomini e donne che hanno scelto di obbedire agli ordini di uno Stato nello Stato. E quando qualcuno di loro cade sul campo andrebbe onorato prima di tutto rispettando la scelta di vestire una divisa.


Certo possiamo e dobbiamo discutere sui motivi che hanno portato migliaia di soldati italiani in posti dimenticati da Dio, ma con l'obiettività di chi non ha interessi personali o politici da difendere: ci era stato detto che l'Afghanistan andava "bonificato" dal regime talebano perchè lì erano nati gli attentati alle Torri Gemelle. Dopo nove anni possibile che una coalizione di superpotenze militari non siano state ancora in grado di cacciare guerriglieri che si spostano a cavallo? E poi scacciarli dove? Arrestarli o ucciderli?

Poi ci era stato detto che l'Iraq andava colpito perchè finanziava i terroristi, oltre a detenere armi di distruzioni di massa. A sette anni di distanza non sono state fornite prove a sostegno dell'una o dell'altra motivazione. Si voleva esportare la democrazia, coem fosse una moda o un tipo di ortaggio. Perchè non ci si ritira allora dall'Iraq? Perchè un esercito immobile è un lusso che nessuna amministrazione si può permettere. Un fucile che non spara è un costo maggiore di un fucile che spara. Quanti avevano visto nella elezione di Obama un nuovo vento, aria nuova alla Casa Bianca, si sono dovuti ben presto ricredere, almeno da questo punto di vista. La politica estera americana prosegue nel segno della continuità, una continuità storica. Perchè la verità è che è il solo scopo della guerra non è la vittoria, ma la continuità. La macchina da guerra è una vera e propria industria, una tra le più profittevoli, negli Usa come nel resto del mondo.

Tornando a noi, due giorni fa sono morti due alpini in un agguato in Afghanistan, altri due sono rimasti gravemente feriti. Onore a loro per aver compiuto il proprio dovere fino al sacrificio estremo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono molto dispiaciuto per i militari che muoiono. Ma non condivido l'affermazione che hanno fatto il proprio dovere. Dietro ogni militare vi è un essere umano, senziente e capace di discernere. E' vero che esiste una lunga lista di domande che non hanno una risposta e che il prendere parte apertamente contro la guerra oggi è diventata una cosa da pochi, quasi una colpa, ma non è possibile continuare ad educare i militari sotto la menzogna che stanno facendo il loro dovere. Stanno facendo gli interessi delle multinazionali che tengono gli stati per i coglioni e che fanno sacrificare tanti giovani manipolandoli culturalmente ed emotivamente con falsità che non stanno più in piedi solo per il loro profitto. Certo i lungimiranti con un pò di spirito critico vedevano queste falsità ancora prima che si compiessero perchè non stavano in piedi, ma sono stati ridotti ad una esigua minoranza azzittiti come estremisti, mentre lodiamo a gloria ed onore delle vite sprecate e delle famiglie distrutte. Ma il paradosso è che queste famiglie distrutte (almeno una parte di esse) è fiera che le cose siano andate così e che è un onore morire ed abbandonare la famiglia in nome di un valore così grande. Quale valore? Uccidere il proprio prossimo per interessi economici?? Non stiamo difendendo casa da un invasore spietato. Stiamo combattendo una guerra senza fine in nome del dio denaro.