venerdì 3 luglio 2009

A Ferruccio

Nel caldo afoso della pianura padana c'è un'oasi di verde fresca e isolata. Qui puoi sentire ancora gracchiare le rane e il ronzio delle mosche sembra un canto d'amore, l'amore per la natura e la vita. Ci sono i fiori e c'è il laghetto artificiale, non molto profondo, ma quanto basta perchè ci sguazzino carpe e pescigatto: ci vuole pazienza però, perchè i pesci d'allevamento sono scaltri, sanno distinguere l'amo dall'amore. Sanno che quegli occhi di uomo che li fissano al di là dell'acqua non sono sguardi d'ammirazione, come quelli dei bambini negli acquari. Però, nonostante lo sappiano, qualche volta la trappola riesce e intorno a quegli occhi di uomo in attesa si allarga un sorriso pieno di soddisfazione.

Quell'oasi è il paradiso dei sensi.

Può capitare, però, che un giorno un albero, uno di quelli che per anni hanno regalato ombra e dato riparo senza chiedere mai nulla in cambio, si senta stanco e cada, adagiandosi prima su un fianco, poi rotolando dolcemente per pochi metri e fermandosi infine sulla riva del lago. Quando questo accade, tutta l'oasi è in festa, perchè per una volta si potrà restituire ombra e dare riparo al vecchio albero caduto.

A Ferruccio.

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