venerdì 6 novembre 2009

Il crocifisso della discordia



Che un simbolo religioso sia visto come un'offesa mi è già di per sè difficile da capire. Se poi il simbolo in questione è il crocifisso, allora non so davvero più cosa pensare. Non posso certo dirmi un fervente cattolico, ma sono credente, questo sì. In Italia si è superato il disagio dell'ora di religione nelle scuole dando la possibilità di sostituirla con un insegnamento alternativo. E non credo che i figli provenienti da famiglie non credenti si sentissero offese dal crocifisso: semplicemente non condividevano e non condividono quell'idea, quel simbolo. Legittimo, e infatti così è stato e si è trovata una soluzione.

Oggi si chiede a gran voce l'integrazione, si pretende la libertà di professare la propria religione in luoghi di culto che, ove non presenti, devono essere costruiti. Integrazione è accoglienza e confronto, non imposizione.

L'Europa, dopo averci voluto insegnare come si fa il parmigiano, ci impone di togliere il crocifisso dalle scuole perchè limita la libertà di educazione religiosa delle famiglie. Il crocifisso? Un uomo che assume su di sè le colpe altrui e per queste sacrifica la propria vita limita la libertà? Offende? No, vi prego, spiegatemi, perchè proprio non lo capisco.

Si può pensare che in questo non vi sia nulla di religioso - e lo capisco - ma il concetto di sacrificio dovrebbe essere largamente e umanamente condiviso come gesto di estremo amore. Senza implicazioni teologiche o religiose. Eppure sappiamo che purtroppo non è così, perchè c'è chi si sacrifica per amore del prossimo e chi lo fa legandosi una bomba in vita. Scelte. Noi da che parte vogliamo stare? In quale direzione vogliamo andare? Quale sacrificio siamo disposti a compiere?

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