martedì 7 febbraio 2012

Casa e lavoro


Un tempo si diceva, di persona perbene, che fosse tutto casa e lavoro. Oggi chi è tutto casa e lavoro è un privilegiato, perchè ha un lavoro, tanto per cominciare, e poi ha una casa. In queste settimane il governo dei professori ci ha fatto sapere che la casa non è più un diritto, ma un lusso e quindi va tassato. Poi ci ha detto, per bocca di suoi ministri, che avere un lavoro sicuro, che permetta di comprarsi una casa, avere dei figli o farli studiare non è un diritto, nonostante la Costituzione sancisca che l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, ma un vizio, un vezzo, un segno di immaturità.

In parte capisco l'uscita del presidente del consiglio Monti sulla monotonia del lavoro fisso. Ne capisco il messaggio tra le righe: signori, oggigiorno avere un contratto a tempo indeterminato è un'utopia, non ci sono più le condizioni, il mercato del lavoro è cambiato e la flessibilità è una necessità. Poteva dirlo, lui che dovrebbe far sì che le condizioni migliorino, il mercato del lavoro cambi? Probabilmente no. E allora è come il contadino che in un anno di raccolto magro elogia i benefici del digiuno. Si fa di necessità virtù o, se preferite, fa buon viso a cattivo gioco...

Detto questo, il contadino non può tuttavia lagnarsi se non semina nel modo giusto, ma al contrario sparge sale nel campo.

Se di qualcuno sentite dire che è una brava persona, tutto casa e lavoro, non provate ammirazione per lui, invidiatelo e chiedetegli se paga le tasse. Perchè solo questo fa di lui, secondo il governo, una persona perbene.

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