giovedì 3 marzo 2011

Residui


Falliti, depressi, spiantati, feccia, nullità, sfigati. C'è chi utilizza questi ed altri termini per identificare le persone emarginate. Emarginate nel senso che vivono ai margini di quella vita che i più considerano normale. Emarginati perchè poveri o perchè onesti, perchè malati o perchè brutti, perchè tristi o perchè non istruiti, perchè umili o perchè modesti. Comunque diversi. Io li chiamo residui. Perchè, come i residui sono lo scarto, quel che resta di una vita "normale" al netto della fortuna.

Li vedi ovunque: a fare la spesa nei discount per risparmiare qualche euro, affollarsi alle bancarelle dei mercati rionali per un maglione acrilico a 9 euro e 90 centesimi e magari chiedere lo sconto; li trovi sui tram alle 7 del mattino e spesso anche alle otto di sera. A volte li puoi trovare anche in pizzeria, con la camicia buona e le scarpe lucide e pulite, ma niente dolce, che a casa c'è ancora da finire il barattolo di gelato. Anche negli uffici li riconosci subito: di solito sono nel tragitto tra la macchina del caffè e l'ufficio del direttore, o alla scrivania giù in fondo, vicino ai bagni, che se avanza tempo possono anche sostituire il rotolo quando la carta finisce.

I residui accettano le difficoltà e tendenzialmente si fidano di chi dice loro che un giorno la fortuna girerà e allora avranno anche loro un'auto propria, potranno andare a fare la settimana bianca e un mese al mare. Un giorno, ma nel frattempo devono fare i bravi, devono impegnarsi, devono sostituire il rotolo della carta senza eccepire, altrimenti niente mare, niente auto, niente bella vita. Che la bella vita - dicono - bisogna meritarsela, mica arriva così per caso... Poi leggono che c'è gente che per andare a far vedere le chiappe in un locale guadagna anche 40mila euro e allora pensano che è la società di oggi ad essere sbagliato, ma un po' vorrebbero farne parte, anche per una volta sola, per capire quel che si prova, una volta e poi basta. O anche due. Ma l'onestà alla lunga paga sempre, pare.

E i residui tengono duro e vanno avanti. Ogni tanto qualcuno cede, molla il colpo e cade. Come gli scarti viene subito gettato in quella grande discarica che è la coscienza collettiva e rimosso, eliminato e dimenticato, come fosse una mela marcia, una mozzarella andata a male, un rifiuto maleodorante e insopportabile alla vista.

E intanto la vita normale continua: le persone perbene moraleggiano, si fanno vanto della loro generosità, della loro umanità e benevolenza. Alcuni addirittura si dispiacciono quando un residuo cade, ne piangono la scomparsa come si può piangere la fine della serie TV preferita. E poi sotto con la prossima puntata.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La Fede vera, quella con la F maiuscola, forse l'unica ricetta che ti fa lottare per la vita, per l'unica e sola vita che ci è stata concessa e spesso disprezziamo e buttiamo. Vorrei essere un residuo per essere orgoglioso di me stesso