lunedì 22 novembre 2010

John F. Kennedy


Una notizia appena giunta da Dallas, Texas riferisce che tre colpi di arma da fuoco sono stati sparati contro il corteo presidenziale. Il presidente Kennedy sarebbe stato ferito alla testa...

Più o meno così l'America e poi il mondo hanno appreso la notizia dell'attentato a John Fitzgerald Kennedy il 22 novembre 1963. Sono passati quasi cinquanta anni da allora e ancora la verità non è stata rivelata. Molte, forse troppe le teorie su quell'attentato. Migliaia di libri, decine di inchieste non hanno saputo ancora trovare la pistola fumante e forse non la si troverà mai. Forse non si troverà nemmeno negli archivi della CIA o nei documenti governativi secretati. E forse l'apparato che decise la fine della presidenza Kennedy ancora rimane nei gangli  dello stato americano, nelle istituzioni che lo orientano, con facce e nomi diversi, ma con la stessa occulta regia. Non fosse morto JFK, l'America sarebbe stata diversa? Migliore? Forse. Non fosse morto JFK la guerra in Vietnam sarebbe finita prima? Forse. Non fosse morto JFK il mondo sarebbe stato diverso? Forse. Troppi forse in questa storia, troppi dubbi e verità nascoste. Oswald fanatico solitario o pedone armato da un re senza volto? Castro e Cuba, la mafia, i petrolieri, gli esuli anticastristi, la CIA e i movimenti razzisti del sud, lo stato maggiore dell'esercito: tutti avevano un valido motivo per uccidere John Kennedy.

Personalmente non credo alla teoria del pazzo solitario, ma nemmeno al complotto che abbia coinvolto più organizzazioni combinate. Una è stata la mente, una la mano assassina.

In nome della "nuova frontiera" io ricordo i 1000 giorni della presidenza Kennedy, non la sua fine; celebro le doti del politico, non i difetti dell'uomo.

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