mercoledì 29 settembre 2010

Auguri Presidente


Nel giorno del suo 74esimo compleanno Silvio Berlusconi è chiamato a rendere conto in Parlamento della situazione di instabilità e incertezza che regna nella maggioranza. Al termine del suo discorso ne chiederà la fiducia: se avrà i voti necessari la legislatura continuerà, altrimenti rimetterà il mandato nella mani di Napolitano. Però...


Le ultime elezioni avevano consegnato al PDL una maggioranza che mai si era vista negli ultimi trent'anni. Aveva i numeri per governare cinque anni senza impedimenti (legittimi e non), senza dover dar conto a un'opposizione gelatinosa che ai primi calori si scioglie miseramente. L'Italia gli aveva insomma chiesto ancora una volta di cambiare. E ora? Ora siamo alla conta della serva. Uno, due, tre, quattro... fino a 316. E se il gruppetto di Fininani (direi più che altro Finiti, almeno politicamente) c'è e non c'è, bisogna dare inizio alla caccia all'onorevole. Almeno fosse come la caccia alla volpe, in cui la preda alla fine viene, poveretta, impallinata. In questo caso, invece, il cacciato viene premiato con un bel bonus in danari. E siccome l'onorevole è sensibile al fruscio degli euro, già si registrano le prime adesione al voltafaccia day. Mi auguro che i deputati acquistati a settembre possano almeno giocare in Champions League. Cribbio. Che fine ha fatto il programma? In questo momento la posizione di Fini e dei suoi hanno è chiara e condivisibile: se il governo d'ora in avanti seguirà le linee guida del previste dal programma, il loro appoggio sarà incondizionato, altrimenti no. Mi pare più che giusto. E allora ripeto, che fine ha fatto il programma? Temo di saperlo... Berlusconi dovrà spiegarlo e dovrà essere convincente perchè il tempo delle parole e dei sorrisi è finito da un pezzo.

La cosa più triste non è che questo governo possa avere la fiducia e continuare con l'appoggio esterno e precario di uomini senza dignità, nè che possa cadere per contrasti personali prima ancora che politici. In un caso come nell'altro la sensazione di disgusto nasce dal fatto che dovesse anche cadere il governo, tra un anno ce ne sarà un altro con le stesse facce, gli stessi nomi, gli stessi discorsi. Magari di colore un po' più roseo, ma  poco. E noi saremo ancora qui a litigare tra noi, a polemizzare, a insultare e protestare per una politica ormai aliena dalla realtà. Su una cosa ha ragione Beppe Grillo: due legislature, al massimo, e poi via, cambiare; basta politici di professione, a lavorare! C'è gente che non ha mai fatto altro nella vita, non sa fare nulla altro che parlare, spesso a sproposito. C'è chi è entrato in Parlamento giovinetto ed ora è in età da pensione. Basta!

Utopia: un partito politico presenta un programma agli elettori, gli elettori lo giudicano positivo e votano il partito. Il partito vince le elezioni e adotta tutte le forze e le risorse a disposizione per mettere in pratica il programma. Ha cinque anni di tempo per farlo. Al termine dei cinque anni si torna a votare. Il partito al governo mostra quanto del programma è stato realizzato, il partito all'opposizione evidenzia quanto del programma non è stato realizzato e propone un programma alternativo. Agli elettori il compito di giudicare e votare.

Come da noi.

Auguri Presidente...

1 commento:

Burke ha detto...

Leggo spesso il blog e mi sembra sempre interessante. Mi permetto di non condividere un paio di passaggi nel tuo post: sono contrario al "basta politici di professione", che peraltro è posizione maggioritaria in Italia. Il politico di professione ha una sua ragion d'essere, proprio in società complesse e strutturate come la nostra. Semmai dovrebbe esserci un processo di formazione del politico, cosa che avviene ad esempio in Francia e in altri Paesi europei con scuole ad alto profilo che formano una elite che conosce i fondamenti dell'ars (e della scienza) politica.Il problema invece è che queste scuole, e questa cultura in generale, non esistono in Italia, dove invece proliferano persone che diventano politici di professione per passione politica o ancor peggio per intrallazzi e conoscenze. Ovvio, non può essere una professione assimilabile in tutto e per tutto alle altre,ed è giusto che ci sia ricambio generazionale frequente, e non figure che vivono di rendite politiche per 50 anni di fila, ma per evitare questo l'unica via possibile è avere generazioni non solo volenterose di fare politica, ma anche preparate.