mercoledì 28 aprile 2010

Evvia l'Europa Unita. Αντίο Ελλάδα


Qualche anno fa ci fu il crollo dell'economia argentina. Un intero Stato collassò sotto la pressione di un debito non più sopportabile dalle casse nazionali e così si chiuse bottega. Ne conseguì che chi aveva investito in bond e azioni argentine vide sfumare in un attimo i risparmi magari di una vita. Da questa parte del mondo si guardò con distacco a quel che accadeva nel povero e dimenticato da Dio Sudamerica: certo ci fu qualche preoccupazione non tanto per la nostra di economia, ma solo e soltanto per i nostri capitali investiti laggiù.

Poi c'è stata la crisi mondiale partita dagli Usa: in questo caso i contraccolpi sono stati decisamente più forti, così come le conseguenze dirette sui nostri portafogli. Gli Stati Uniti non sono l'Argentina. Ma in fondo la colpa era delle banche, quindi saltati per aria un paio di istituti, erogati un po' di fondi, la bufera sarebbe passata. L'attualità ci dice che non è stato così.

Ora ci risiamo, un altro Stato vacilla, barcolla e - fuor di proverbio - stavolta molla. La Grecia non ce la fa più, chiede disperatamente aiuti o dovrà dichiarare fallimento. E quando fallisce uno Stato non è come quando fallisce un'azienda. Se poi lo Stato in questione è anche membro di una Unione, fallisce tutta l'Unione. Non basteranno i prestiti a risolvere la situazione nell'Egeo. E dopo la Grecia chi toccherà? Già si fa il toto-crack. I bookmakers danno favoriti Portogallo, Spagna e Italia. Fossero le quote per i prossimi mondiali in Sudafrica ci sarebbe da esaltarsi, purtroppo non è così.

Si spezza un anello della catena, tutti gli altri si sfilacciano e cadono. Questo è il risultato non di una cattiva gestione del singolo Stato, ma di un sistema, quello della Grande Europa, fondato su speculazioni più che economie condivise, su utilitarismo più che su politiche sociali di ampio respiro: in altre parole una confederazione di Stati fondata sul debito. Quale futuro potrebbe avere un tale consesso di indebitati?

Ogni Paese ha un debito, ci sarà dunque qualcuno che può vantare un credito, o no? Semplificazione che rasenta la banalizzazione. Ma non mi pare di aver sentito opinioni degne di maggior considerazione tra i leader economici europei in questi giorni.

Sotto a chi tocca...

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